Nunzianna Di Tursi
Immediata Pace per l'Ucraina
Aggiornamento: 14 giu 2022
Breve viaggio nell'antropologia culturale: come le folli ideologie politiche riescono a trasfigurare i principi genuini di appartenenza.

"Non voglio morire, voglio solo che tutto questo finisca".
A parlare è una bimba con gli occhi pieni di lacrime ed un volto triste ed impaurito. Guarda, afflitta, l'obiettivo della telecamera di un cameraman introdottosi nella metropolitana di Kiev.
Vorremmo dirle che è uno scherzo di Carnevale, che presto arriveranno le statue di cartapesta a portare allegria ... ed invece no ...
Del Carnevale, questa volta, non se ne vede nemmeno l'ombra in Ucraina; ed al posto dei carri allegorici, circoleranno enormi carri armati.
Si tratta di guerra, di stato di assedio, di invasione.
Ma per Mosca l'invasione non esiste. Lo dicono spesso i rappresentati politici russi ... c'è fra loro chi lo grida in TV, chi lo riferisce sottovoce forse perché non è convinto ... ma tant'è.
In questi giorni stiamo ascoltando le parole degli esponenti politici di tutto il mondo: parlano di sanzioni (punizioni per la Russia o per sé stessi ?!); propongono l'estromissione della Russia dai tavoli delle trattative internazionali, "in quanto col suo atteggiamento calpesta ogni forma di diritto umano"; prestano il proprio braccio all'Ucraina o, in alternativa, la lasciano sola a dispetto delle dichiarazioni e delle promesse. Poi vi è chi, dall'altra parte del mondo, dichiara che della posizione dell'Ucraina ai tavoli istituzionali, non se n'è mai parlato (poiché la sua condizione resta sempre e solo marginale, nelle ottiche illogiche delle trattative politiche, ma non economiche). Un barlume, in questo buio intellettuale, proviene da chi (forse per pietà, forse per dovere) un grande appello all'unità lo ha fatto (parlando di "pace minacciata dagli interessi di parte") e si è prestato ad una opera di mediazione matura e sensata (scavalcato però dalla contemporanea disponibilità dimostrata dalla Bielorussia).
L'informativa del Presidente Draghi al Senato della Repubblica Italiana, lascerebbe intendere davvero tanto ed apre gli scenari ad interpretazioni svariate di dottrina politica che sarebbero degne di nota. Egli ha dichiarato che: "Il ritorno della guerra in Europa non può essere tollerato. Ma l'agenda della Russia e del suo presidente è però vasta, complessa, a lungo premeditata. Ho la sensazione di essere solo all'inizio di un profondo cambiamento nelle relazioni internazionali. Ciò che è in discussione, è l'ordine internazionale che fu costruito alla fine della seconda guerra mondiale. Quel sistema che ci ha accompagnato in questo lungo periodo complessivamente di crescita, di prosperità, di progresso. E' questo il sistema che viene oggi posto in discussione..."
Sarebbe interessante, ma inutile nella nostra trattazione, analizzare questa ed altre dichiarazioni, quindi ci esimiamo dal farlo non per mancanza di rispetto verso le istituzioni, ma perché è giusto che le analisi politiche le facciano coloro che hanno competenze e formazione utili ad esprimere pareri con cognizioni di causa.
Di certo però, tutto questo scenario geopolitico che si appresta a divenire e le relazioni internazionali che si rimodelleranno, ci hanno riportato alla mente i concetti di colonizzazione, di dominazione, di "terra madre" e di "coscienza popolare russa".
Come riporta l'antropologa Solimini, l'espressione "umida madre terra", quando si riferisce alla terra russa, è molto più di una immagine politica.
Esprime un sentimento fortemente radicato nella storia della coscienza del popolo russo, al punto da essere considerato, nelle varie fasi storiche della Russia, un vero e proprio progetto antropologico.
Per tutte le forme organizzate socio-culturali della storia russa, la Terra Madre è il luogo della propria nascita e generazione, della propria società da delimitare e difendere. La Terra Madre è il territorio che produce beni intesi come merce di scambio; è lo strumento di lavoro e della produzione; è un bene da possedere in quanto genera sostentamento per tutti coloro che aderiscono e fanno parte di quel sistema sociologico ed economico.
Il concetto di Terra Madre riporta sostanzialmente al valore della vita da difendere come bene, dove la difesa non comporta la chiusura del rapporto con l'altro, ed il bene non è una cosa di cui appropriarsi.
Ma nell'evoluzione storica, questa definizione subisce una trasfigurazione politica e si trasforma in "terra patria" ed in territorio da difendere, i cui limiti definiscono un illimitato potere.
La Grande Madre Russia si trasforma in "Terra Patria Russia" e sconfina nel patriottismo sovietico staliniano ... diventa mantra di guerra, all'interno del quale si fondono l'amore straripante per la patria e la disponibilità a morire per essa, al punto da odiare irreparabilmente il nemico.
Kalinin ci dice, infatti, che "il patriottismo sovietico ha le sue fonti nel passato lontano, a cominciare dall'epos popolare; esso assorbe tutto ciò che di meglio è stato creato dal popolo e considera un grande onore difendere tutte le sue conquiste".
Se dunque l'epos russo coincide col patriottismo sovietico, è inteso anche come ricerca e sostentamento delle tradizioni del popolo russo. L'epos diventa, così, la storia più profonda del popolo russo in quanto, attraverso di esso, esprime il suo volere ed il suo giudizio. L'epos, nel tempo, si è identificato con le forme di dominio della classe dominante e dei gruppi di potere: secondo questa concezione, questi gruppi dominano la natura attraverso la prepotenza esercitata nei confronti di altri gruppi e di altre popolazioni.
In sostanza l'epos ha determinato le manifestazioni proprie del dominio della classe.
L'antropologia ci riporta addirittura, parlando di epos russo, al ciclo eroico della Russia di Kiev, che canta, appunto, lo stato unitario di Kiev come l'aspirazione più alta del popolo russo e che favorì l'unificazione delle tribù slave, senza tuttavia realizzarla. Nell'epos russo, si canta quindi della lotta contro i nemici e si riconosce come "proprio identitario", soltanto un tipo di guerra: la "guerra giusta", quella che si propone a difesa della patria.
Nel ciclo di Kiev troviamo la storia di Svjatogor, un personaggio singolare che non può trasportare una bisaccia piena di terra russa, perché è troppo pesante ed il grembo della Grande Madre non lo reggerebbe. Secondo l'interpretazione fornita dall'antropologa Solimini, Svjatogor non riesce ad andare in terra di Kiev perché è uno straniero, e la Madre Russia non accoglie chi è "altro da sé stessa". Il personaggio, infatti, non abita a Kiev, ma sulle montagne lontane e non può trasportare la terra russa, perché troppo densa di significato che non gli è dato comprendere. Svjatogor non può quindi diventare russo e morirà per questa mancanza. Solimini scrive, cercando di spiegare il significato dell'epos (che tuttavia non giustifica): "Lo straniero deve essere allontanato, separato, escluso. Il suo allontanamento è giustificato da motivi ideali e morali. La terra russa ha dei confini ed essi non possono essere varcati dallo straniero; ma al tempo stesso essa viene presentata come la grande terra russa, una terra sconfinata che non ammette limiti; i limiti valgono per lo straniero con il quale è disonorevole avere rapporti".
Allo stesso modo, nel proseguire del racconto, quando il personaggio viene incantato da una donna straniera lungo il suo avventuroso viaggio, risulta essere completamente considerato sconveniente e vergognoso agli occhi della Grande Madre, ed il fatto che si sia lasciato ammaliare diventa atteggiamento sostanzialmente indegno per un russo o "aspirante tale".
Vediamo quindi facilmente come, con il passare del tempo, l'epos sia riuscito a trasformare la Madre Russia in Terra Patria, la quale deve essere difesa secondo un criterio morale che attiene ad un ordine patriarcale.
L'epos definisce una chiara una interruzione della maternità intesa come apertura all'alterità e lascia spazio solo al principio di nazionalità, che diventa presupposto della cultura socialista staliniana.
Il primario concetto di "umida madre terra", invece dice ben altro e ci riporta alla storia dei popoli la cui diversità di lingua e di cultura non è presupposto di separazione: la Madre Terra può modificare le differenze in un progetto comune, poiché il suo principio di unificazione si fonda sulla cura della vita umana e della natura.
Secondo questo concetto, la salvaguardia della fecondità naturale come progetto sociale, consente di costruire una società in cui nessun ordine economico può svolgere una funzione distruttiva. La tutela della Grande Madre consente, piuttosto, di costruire una società non fondata sul sacrificio, ma sul congiungimento delle forze, finalizzato alla rigenerazione e all'apertura all'alterità.
Ed allora, come dice ancora una volta Solimini,"separata dall'affermazione e difesa del confine, liberata dalla cornice rigida del simbolico, ricondotta al suo originario significato di affermazione della vita al di là della sfera di identità e di auto-conservazione, l'immagine della nuda terra madre ritrova un rapporto" non più legato all'epos chiuso e guerrigliero, ma rivolto alla madre aperta alla pace, al rinnovamento e alla nuova vita.
Che "l'umida madre terra" diventi di nuovo principio di etica, fondata sulla femminilità e sulla natura accogliente e portatrice di Primavera. E che il principio iniziale di "coscienza popolare russa" diventi sentire comune - almeno in questo momento- non solo per la Russia, ma per l'intera Unione Europea.
Ci auguriamo che questa guerra incomprensibile termini subito, e che nel frattempo l'Europa attivi i necessari e veloci corridoi umanitari al fine di assicurare agli ucraini sostegno ed accoglienza, oltre a garantire loro i diritti fondamentali alla salute e all'assistenza sociale in terra di asilo.
Lo chiediamo per la pace nel mondo. Lo chiediamo per l'Ucraina devastata.
Lo chiediamo per veder tornare a sorridere quella bambina che ha guardato alla telecamera del giornalista, con lo sguardo triste ed impaurito.
"Se ti sedessi su una nuvola, non vedresti la linea di confine tra uno stato e un altro, nè la linea di divisione tra una fattoria e l'altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola." - Khalil Gibran