Nunzianna Di Tursi
Mamme moderne sospese tra "ranghi" e realtà
Aggiornamento: 14 giu 2022
Considerazioni sulla maternità e sulle sue maggiori rappresentazioni sociali.
Baby blues e depressione post-partum a confronto: pericoli e proposte che le neo-mamme devono conoscere per diventare protagoniste di giorni sereni.

Dare alla luce un figlio è una straordinaria impresa che lascia quasi tutte le donne piuttosto provate, sia sul piano fisico sia su quello emotivo.
Nella prima ora dopo il parto, i benefici del contatto del neonato con la pelle della mamma sono enormi e, per questo motivo, negli ultimi tempi si è cercato sempre più spesso di promuovere l’allattamento al seno. Provare ad attaccare subito il bambino al seno è infatti indispensabile: la stimolazione del capezzolo favorisce la produzione dell’ossitocina e della prolattina. La prima favorisce la contrazione dell’utero nelle fasi finali del parto, la seconda stimola la produzione del latte.
Attraverso l’allattamento, così come dimostrato dalle principali teorie sul Bonding, la “diade mamma-bimbo” riesce a sintonizzarsi in una maniera quasi inscindibile per tutta la prima fase di sviluppo del bambino.
Trascorso il lungo periodo della gravidanza (fatto di enormi cambiamenti), è inevitabile che la nuova mamma provi molte emozioni, spesso contrastanti. La meraviglia ed il timore avvertiti davanti alla piccola creatura messa al mondo, consente alla mamma di rimanere affascinata dal carattere che il suo bambino imparerà man mano ad esprimere. Molte mamme però (più di quante si pensi), avvertono la sensazione di sentirsi sopraffatte dalla vulnerabilità della creatura e dalla consapevolezza che il piccolo risulti completamente dipendente dalla mamma. (Lesley Regan)
Qualsiasi neo-mamma fronteggia, dunque, diversi elementi di stress che possiamo elencare in questo modo:
-riprendersi dalle conseguenze fisiche del parto,
-imparare a rimodulare il rapporto con il proprio partner,
-riuscire a considerare le esigenze del nuovo componente della famiglia.
Organizzare gli aspetti pratici più semplici (come la cura del bambino), può trasformarsi in un compito impegnativo, soprattutto se associato alle normali faccende domestiche.
Le esigenze di un neonato sono tante e molte donne, soprattutto dopo il primo parto, si sentono abbandonate a loro stesse. In passato le neo-mamme erano aiutate da altre donne della famiglia che fornivano sostegno morale e fisico: oggi le donne sono molto più isolate e spesso, a parte l’aiuto del partner o dei nonni del bimbo, devono affrontare tutto da sole.
Nella settimana successiva al parto la maggioranza delle mamme prova quella che viene definita “malinconia post-parto” (baby blues).
Questa sensazione compare intorno al quarto-quinto giorno, in concomitanza con la montata lattea e con il disagio fisico che questa comporta. Per quanto una mamma creda di essere pronta ad affrontare il periodo post parto, questa fisiologica malinconia, la coglie sempre di sorpresa. La sensazione di euforia ed eccitazione dovuta al fatto di aver messo al mondo un bambino sano, è improvvisamente e senza motivo apparente sovvertita da un periodo di malinconia alternata a fasi di pianto incontrollabile. Come ci indica Winnicot, per molte donne l’aspetto più sconcertante del baby blues è dovuto al fatto di non poter in alcun modo contrastare questi impulsi emotivi. Questa fisiologica malinconia post parto si risolve, in genere, spontaneamente in un paio di settimane, ossia quando la mamma inizia a riprendersi fisicamente, i livelli ormonali si stabilizzano ed impara ad accudire il neonato senza preoccupazioni.
La mamma riesce, quindi, ad accettare e prendere dimestichezza col suo nuovo “ruolo biologico e sociale”.
Capita spesso di ascoltare molte mamme che temono di non riuscire a stabilire un buon legame col proprio bimbo. E noi, che viviamo interpretando il concetto “think as a social worker”, siamo stati solerti a chiederci:
“esiste un modo giusto o sbagliato di instaurare una relazione madre-figlio? Chi può stabilire quale sia la capacità appropriata di imparare a conoscere ed amare i propri bambini?”
Abbiamo spesso incontrato “mamme innamorate sin da subito (e perdutamente) dei loro piccoli”, altre volte, invece, ci siamo imbattuti in mamme così traumatizzate dall'esperienza parto, che hanno impiegato un periodo relativamente lungo (ma necessario) per riuscire ad accettare la nuova condizione ed il nuovo “status sociale” culturalmente determinato.
Noi siamo sempre più convinti che, anche quando il famoso processo di attaccamento spiegato da Bowlby avviene più lentamente, non si può dimostrare che queste donne saranno delle cattive madri (o, ancor peggio, che il loro bambino sarà “destinato” a diventare un “adulto allo sbando”) .
Il legame che una mamma stabilisce col suo bambino si sviluppa secondo i tempi di ciascuna donna, ed avere consapevolezza di questo aspetto, permette alla mamma di non attraversare periodi di ansia o sofferenza che a nulla giovano.
Un altro problema che le neo-mamme sono spesso chiamate a gestire è legato al tentativo di raggiungere uno stile di vita perfetto ed avere, nel contempo, il controllo del proprio ambiente familiare e domestico. Questa aspettativa e questa pressione imposta dal contesto sociale in cui viviamo, genera un risultato fallimentare per la donna.
La stessa avverte angoscia e frustrazione nel momento in cui si rende conto di non riuscire ad ottemperare ai compiti che la società le impone.
Dobbiamo essere consapevoli che la vita di una donna diviene totalmente imprevedibile dopo la nascita di un figlio, in quanto è raro che il neonato riesca ad adeguarsi sin da subito alla routine quotidiana ideale. Saranno necessari tempi individualizzati e molta pazienza da parte dell’intero nucleo familiare, per raggiungere un compromesso accettabile.
Qualora non via sia un solerte coinvolgimento e sostegno della famiglia, infatti, la condizione di “malinconia post-parto” prima esposta, potrebbe evolvere nella depressione post-parto vera e propria. È difficile stabilire la percentuale di donne colpite da depressione post-parto: essa può variare dal 5 al 30 % del totale delle donne, nel corso del primo anno di vita del bambino (Moldenhauer). Sebbene non si conoscano con precisione le cause eziologiche della depressione post-parto, certamente possiamo dire che l’esistenza di fattori genetici o ambientali determinanti, unitamente alle pressioni familiari e sociali vissute dalla neo-mamma, facilitano l’insorgenza della malattia. Inoltre non possiamo non considerare il senso di vergogna avvertito dalla neo mamma che raramente riesce ad ammettere la propria sofferenza e chiedere aiuto (a questo bisogna aggiungere l’inefficienza della famiglia, degli amici e degli operatori sanitari nel comprendere la fase che la donna attraversa).
E’ questo il momento in cui la malattia diventa davvero problematica e la donna ingigantisce i problemi al punto tale che si rende necessario ricorrere a trattamenti farmacologici e psicoterapici.
Noi che non vorremmo mai vedere una mamma sopraffatta dalla stanchezza, invitiamo a comprendere che la madre perfetta non esiste.
Non condividiamo neppure l'orientamento opportunistico dei mass-media, che lanciano continui messaggi che inneggiano ad alcuni personaggi del mondo dello spettacolo, che riacquistano una forma fisica invidiabile subito dopo il parto.
Dubitiamo di coloro che, dopo una gravidanza, rientrano in una gonna taglia 42 e riprendono con slancio energico la vita lavorativa di sempre. Di fronte a questi modelli, come dicono molti esperti, le neo-mamme vengono sopraffatte da tanti dubbi e non riescono più a spiegare quanto sia difficile il periodo post-parto, specie nel periodo in cui devono imparare a riconoscere le esigenze del loro bambino.
Spesso nei confronti della neo-mamme, si nutrono aspettative irrealistiche e quando ci si accorge che la donna non risponde all'ideale di mamma perfetta, ci troviamo di fronte ad una "colpevolizzazione" che fa percepire la donna come “non all'altezza del suo ruolo” (e non è difficile comprendere come questi comportamenti possano indurre i sintomi della depressione post-parto).
Ecco quindi perché una neo-mamma, dopo la nascita del bimbo, dovrebbe ritagliarsi dei momenti per se stessa: se tutti sono presi dal neonato, non è detto che la salute emotiva e fisica della mamma debba passare in secondo piano.
Quali, dunque, i consigli che proponiamo alle mamme? Vediamone insieme cinque:
1)cercare attivamente il contatto con le altre mamme ed attivare confronti di sostegno,
2)farsi aiutare nelle faccende domestiche da altre persone, non soffrire in silenzio e parlare del proprio stato d’animo per ricevere aiuto morale e materiale,
3)svolgere esercizio fisico e praticare passeggiate all'aria aperta per ritrovare il benessere,
4)parlare con gli esperti e contattare le associazioni o gruppi di sostegno che si occupano di depressione post-parto e baby blues,
5)ritagliarsi del tempo libero e approfittare di parenti o amici che possano badare al piccolo per programmare momenti di svago.
La nascita di un figlio è un momento di grande gioia sia per la mamma che per il partner, ma comprendiamo che in questa fase il cammino di neo-genitori è arduo.
Questo è il motivo che ci spinge ad affermare che:
se impariamo a descrivere come può essere trasformata la vita dopo il parto,
se comprendiamo che i cambiamenti fisici ed emotivi a cui una mamma va incontro sono fisiologici,
se osteggiamo tutte le rappresentazioni sociali, le determinazioni culturali e le imposizioni di ruolo che la società propone,
avremo sempre nuove mamme che faranno serenamente del loro meglio e che saranno felicemente imperfette, pur non assimilandosi a Wonder Woman.
Wernher von Braun scriveva: "Una madre che sta allevando suo figlio nel modo giusto, fa per il suo paese infinitamente di più di quanto fanno tutti i governanti".
Condividendo in parte il pensiero dell'autore, siamo obbligati a domandare: "qual è il <modo giusto> per allevare un figlio" ? La risposta auspicabile diventi : "il modo giusto è quello strutturato ed ideato da una mamma, sulla base delle proprie esigenze, dei propri desideri e delle proprie capacità".
Si rimanda alla seguente lettura, per ulteriori approfondimenti