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  • Immagine del redattoreNunzianna Di Tursi

Mediazione Penale e Giustizia Riparativa: opportunità per i minorenni ? - parte 2

Aggiornamento: 14 giu 2022

Giustizia Riparativa ed elementi di criticità rilevati all'interno della magistratura italiana. Opportunità e proposte del mondo accademico a favore dei minorenni colpevoli di reato: dal coinvolgimento della società civile, all'implementazione dei servizi sociali al livello istituzionale.

Abbiamo già visto in quale modo la Giustizia Riparativa abbia introdotto un nuovo modo di intendere il reato e la pena ad esso correlata.

In sostanza, quando si definisce il reato minorile, non sarebbe opportuno parlare di pena, allorché il principio che muove l’intervento sul minore (processuale o mediativo a seconda del caso specifico) è quello della de-stigmatizzazione.

L’art. 13 del D.P.R. 448, infatti, sostiene che è fondamentale adottare provvedimenti che non nuocciano al minore: la stigmatizzazione e l’attribuzione che il comportamento negativo ha sull'immagine del minore, influiscono in maniera demolitiva sulla vita del minore stesso, sul suo sviluppo e sul suo background amicale e relazionale.


Ripreso questo concetto fondamentale, indispensabile per comprendere l’intento della mediazione penale minorile e la portata rivoluzionaria della sua proposta “ristorativa e riparativa”, vogliamo interrogarci sulle criticità che la Giustizia Riparativa e la Mediazione riscontrano a tutt'oggi sul territorio italiano.

Il dott. C. Casini riporta: “Il come è forse il problema più grande, probabilmente. A monte, c'è bisogno di cambiare proprio impostazione filosofica-dogmatica sul carcere. La rieducazione del detenuto oramai rappresenta un mero miraggio, mentre l'idea retributiva della giustizia ha rappresentato fin dall'origine una tesi fallace. Pertanto, è bene iniziare il percorso di riforma dalle basi: la visione del carcere è necessario che cambi e che si adegui ai tempi che stiamo vivendo. E' ovvio che è impossibile teorizzare una società assolutamente priva di reclusi, ma è giusto anche destinare alla carcerazione solo coloro che commettono reati gravi. Anche lo status di detenuto deve mutare e volgere verso percorsi di concreta rieducazione e lavoro.”


Uno dei temi portanti della Giustizia Riparativa ha riguardato un nuovo inquadramento della vittima.

Tuttavia ha fallito nel suo intento di prendere in considerazione la sofferenza del danneggiato e riconoscerlo come soggetto vulnerabile nel sistema Giustizia. Nell'ambito minori, la mediazione ha avuto successo, ma rimane comunque una pratica minoritaria che ha trovato applicazione solo per alcune tipologie di reato lieve. Ad oggi ha sembrato rivolgere la sua attenzione a poche categorie di giovani, limitando la sua attività di intervento per lo più ad italiani di sesso femminile, con un buon background educativo ed inseriti in contesti sociali buoni.


La magistratura minorile ha collaborato molte volte alla stesura di protocolli operativi con i servizi del sistema minorile e degli Enti Locali, ma molti problemi teorici ed attuativi rimangono.

Ad esempio, utilizzare la mediazione solo per i reati meno gravi, ha spesso finalizzato l’utilizzo della stessa all'ottenimento di esiti meno rigorosi del processo. Se non esistesse questo uso di mediazione, potremmo dire che il ricorso alla procedura mediativa successivamente alla sentenza, resterebbe ancora, in concreto, molto modesto.


A tal proposito vogliamo segnalare, tra le tante, una recente e valida proposta di protocollo d’intesa triennale sulla giustizia riparativa e la mediazione penale siglata per la Regione Toscana, proposta da Antonio Pappalardo, dirigente del Centro giustizia minorile, Salvatore Nasca, direttore dell’Ufficio inter-distrettuale di esecuzione penale esterna e Stefania Saccardi, assessore regionale al Diritto alla salute, al welfare e all'integrazione socio-sanitaria.

L’accordo consolida i rapporti tra le istituzioni che intervengo con i modelli di giustizia di comunità attraverso il coinvolgimento del reo, della vittima e della comunità civile. Tra gli impegni previsti nel protocollo vi è la costituzione di una Conferenza regionale in materia di giustizia riparativa e tutela delle vittime di reato, organo con partecipazione di Università, Anci Toscana e terzo settore, i quali lavoreranno per una diffusa implementazione di pratiche di giustizia riparativa in ambito penale sia per gli adulti che i minori.

“Questo accordo – ha dichiarato in un convegno Stefania Saccardi – aggiorna e ridefinisce, alla luce delle ultime normative, la collaborazione già in atto dal 2014 con l’impegno di promuovere e realizzare, in sinergia con tutti i soggetti istituzionali interessati, azioni finalizzate a offrire ai cittadini una maggiore accessibilità alla giustizia, alle vittime una nuova attenzione e agli autori di reato opportunità di percorsi di responsabilizzazione. Del resto, è uno dei principi del nostro statuto quello di favorire il pieno sviluppo della persona, nel rispetto della dignità e dei diritti umani”.


Continuando la nostra riflessione, possiamo ancora dire che elementi che destano ancora qualche riflessione e necessità di miglioramento sono l’amministrazione della Mediazione Penale da parte del Settore Pubblico, il finanziamento dei Centri di Mediazione e la definizione dei Programmi di Giustizia Riparativa e di Mediazione.


Quanto all'amministrazione, si conviene con diversi esperti della mediazione, che sarebbe necessario collocare l’importanza della Mediazione Penale all'interno della progettazione delle politiche di inclusione sociale, poiché è ormai chiaro che viviamo di fronte ad una concreta emergenza sociale minorile.

Anche in questo caso, è bene segnalare, però che si registrano sempre più sovente iniziative anche scolastiche che trattano il tema della Giustizia Riparativa.

Ad esempio, nel Comune di Catania la dispersione scolastica ha raggiunto un livello inaccettabile con una percentuale del 21%, in alcuni quartieri anche superiore. Un dato che rappresenta una bomba sociale che deve essere oggetto di attenzione specifica. A questi dati corrisponde anche un’elevata percentuale di devianza minorile che pone il capoluogo etneo tra i primi d’Italia. Per questo motivo è stato istituito un Osservatorio Metropolitano sui minori, inteso come strumento che prevede la partecipazione di attori istituzionali e sociali della città di Catania e dell’area metropolitana etnea.

Il progetto “Liberi di scegliere”, nato in Calabria con Libera e strettamente connesso all'Osservatorio, da questo punto di vista, sta operando risultati importanti sul territorio catanese. Sono tante le donne che hanno deciso di andare via per sottrarre i propri figli da un contesto criminale, dando loro la possibilità di crescere in modo sano con nuove opportunità.

Riportiamo quindi, a tal proposito, un recentissimo incontro tenutosi nella Regione Sicilia, che ha visto l’intervento di diversi esperti del settore. Il comunicato dell’evento riporta tali parole: “Scuola e Magistratura Minorile: verso una Comunità Educante. È questo il tema del convegno promosso dall'associazione «Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie», da Cammino, Camera Avvocati per la persona, le relazioni familiari ed i minorenni, insieme con l’Università degli Studi di Catania - Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali. Individuare strategie condivise per tutelare i giovani a rischio, arginando il fenomeno della dispersione scolastica e della delinquenza, per favorirne il recupero, è tra gli obiettivi della conferenza tenuta dall Rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo e dalla Direttrice del DSPS, Pinella Di Gregorio”.

Si è trattato di un momento di incontro e confronto, che ha cercato di portare in luce i problemi che affliggono il mondo dei minori.


Possiamo affermare che se la mediazione nasce dalla necessità di superare il modello retributivo e rieducativo della pena, svolge non solo il compito di determinare uno snellimento delle procedure processuali minorili, ma punta ad un coinvolgimento della società e dei servizi sociali al livello istituzionale.


Tuttavia, se la mediazione è sicuramente una alternativa importante al processo, dobbiamo considerare che non può abolire del tutto la gestione penale della criminalità minorile.

Inoltre, bisogna considerare che i Tribunali si sono nel tempo trovati ad affrontare nuove complessità legate agli emergenti contesti sociali in cui si consumano i reati: quelli che erano i reati tradizionali commessi dai ragazzi con storie di abbandono ed emarginazione, oggi in parte sono stati sostituiti da reati nuovi come il bullismo, la discriminazione razziale e i reati intra-familiari e di genere.

Si rende necessario, allora, considerare i bisogni e disagi sociali e ambientali emergenti e parlare, a questo punto, di devianze che riguardano i gruppi di giovani.


Ma bisogna studiare anche le nuove devianze familiari determinate dalla sempre più forte crisi del sistema famiglia e che impattano sullo sviluppo armonico dei giovani.

È indispensabile quindi, che le Istituzioni Governative adottino misure di protezione e sostegno alle famiglie e facilitino i collegamenti con le scuole e il coordinamento con i servizi sociali specializzati, e favoriscano l’incontro con una Giustizia che deve intervenire con misure responsabilizzanti riguardanti sia i minori rei, sia le loro famiglie.

Con gli opportuni adeguamenti e miglioramenti, la Mediazione Penale Minorile potrebbe risultare ancora una volta una ottima opportunità di intervento, in un contesto che ha l’obbligo di reintrodurre la riflessione, l’analisi e la valutazione (della persona e del suo sistema intra ed extra familiare), al fine di cercare soluzioni a problemi sociali giovanili che stanno diventando emergenze sempre più travolgenti e preoccupanti.


Siamo convinti che quando il sistema della Giustizia Italiana, recepirà in pieno il senso e la portata del valore della mediazione penale, si apriranno nuovi percorsi realistici e concreti per i minorenni.

L’impatto positivo che la mediazione penale potrà avere sulla vita di questi ragazzi permetterà loro di scrivere una nuova pagina della loro vita, così come la vittima potrà trovare un senso alla propria sofferenza se accompagnato in un percorso mai orientato alla vendetta, ma teso alla riedificazione di una vita ancora da scrivere.


Ecco perché ci piace concludere questa non esaustiva trattazione, con le ultime parole della canzone di Vecchioni che abbiamo usato per introdurre questo lungo articolo suddiviso in due parti.

I minori hanno bisogno di essere ascoltati e rivalutati e la nostra mission sarà restituire loro dignità e speranza, libertà e felicità. Sostenerli nel cammino servirà loro a comprendere che potranno pretendere e scrivere un’altra vita.


“Lasciali dire che al mondo quelli come te perderanno sempre

Perché hai già vinto, lo giuro, e non ti possono fare più niente

E la vita è così forte, che attraversa i muri per farsi vedere

La vita è così vera, che sembra impossibile doverla lasciare

La vita è così grande, che quando sarai sul punto di morire

Pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire

Sogna, ragazzo, sogna. Passeranno i giorni, passerà l'amore

Passerà le notte. Finirà il dolore. Sarai sempre tu

Sogna, ragazzo sogna. Piccolo ragazzo nella mia memoria

Tante volte tanti, dentro questa storia, non vi conto più

Sogna, ragazzo, sogna

Ti ho lasciato un foglio sulla scrivania

Manca solo un verso, a quella poesia

Puoi finirla tu”



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