Nel periodo dell'anno in cui più frammenti celesti entrano nell'atmosfera per incendiarsi, un Social Worker distende la sua stuoia al centro di un prato, siede, guarda il firmamento ed inizia a scrivere ...
La notte di San Lorenzo si avvicina e per i romantici ed i visionari (sempre meno numerosi, purtroppo) è tempo di rivolgere il proprio sguardo al cielo.
“Come si fa a resistere a una notte stellata? Guardi il cielo e ti vengono a raffica un po’ di domande. Guardare il cielo stellato ha delle controindicazioni, una su tutte: la tua identità vacilla. Lo sguardo verso la Via Lattea non è una semplice occhiata al cielo. E’ l’ultimo anello di lunga catena: un pensiero filosofico che da Francis Bacon, va a Hume, Arthur Schopenhauer e poi, a Friedrich Nietzsche, e anche Marx, Darwin e Sigmund Freud, e insomma, questa corrente filosofica mette in discussione il concetto di io ... Forse è proprio per questo motivo che non reggiamo lo sguardo al cielo e preferiamo guardare altro, qualcosa di piccolo e contingente, che ci rafforza nella convinzione (e illusione) che siamo qui e ora, stretti alla nostra identità. Ci sono persone con uno sguardo più ingenuo, forse meno problematico, o meglio, più cosciente dei nostri limiti e dunque più forte e penetrante. Questi uomini guardano il cielo e non si spaventano, sanno che l’uomo è sì piccola cosa, ma non vale la pena lagnarsi più di tanto. L’uomo possiede buoni strumenti di osservazione, con i quali via via ha ottenuto misure più precise. E’ poco, è tanto? Che importa. E poi guardando il cielo siamo migliori di quello che siamo, meno attenti al contingente, aperti, cosmopoliti.” (Il Foglio)
Assistiamo sempre più spesso a falsi profeti che dicono che desiderare di vedere ardentemente una stella cadere, riveli la tendenza a sognare ad occhi aperti nella realtà. “Forse vivi troppo nella tua testa e spesso perdi il contatto con la società. Rischi di concentrarti su obiettivi non realistici che potrebbero portare a delusioni. Questa cattiva abitudine potrebbe metterti in situazioni compromettenti perché tutto è idealizzato nella tua testa”.
Non vorreste per caso crederci ?
Quando guardiamo le stelle, passiamo in rassegna tutti i nostri desideri più intimi e non appena ne scorgiamo una che cade, con coraggio scegliamo il desiderio più bello e attiviamo la nostra autodeterminazione per realizzarlo.
Richiamando i principi di etica e di moralità, siamo soliti far riferimento alle stelle tutte le volte in cui individuando la presenza di entità superiori e soprannaturali, decidiamo di ben sperare ed apriamo il nostro cuore e la nostra mente alle tante divinità elette nel tempo dagli uomini (nelle varie declinazioni religiose e culturali intese).
Come sappiamo, infatti, le stelle simboleggiano “la forza e l’immagine dei talenti che tutti noi possediamo nel nostro interno” e con i quali potremmo realizzare tutti i nostri desideri. Le stelle rappresentano quella luce ancestrale che ci permette di andare avanti e raggiungere i nostri obiettivi, anche quando molte volte i nostri desideri non sono aulici.
Ma in realtà, siamo noi stessi quella stella che ci brilla davanti ogni volta che un momento (bello o brutto che sia) richiede tutto il nostro impegno e la nostra tenacia, necessaria a far nascere ogni giorno una bellissima fenice.
Si chiamano stelle tutti quei genitori che danno importanza e valore ai propri figli in tutti gli aspetti della vita, guidandoli anche da lontano lungo il loro cammino.
Si chiamano stelle quei figli tanto desiderati e tanto amati da quelle coppie che si sottopongono a cure lunghe ed impegnative per stringerli tra le loro braccia.
Si chiamano stelle tutti quei coniugi stanchi ed in conflitto, esposti a cambiamenti finanziari ed emotivi inaspettati o imprevisti, che possono influire sulla vita di tutti i giorni.
Si chiamano stelle quei nonni che amano profondamente ed apprezzano l’atteggiamento generale della vita dei nipoti.
Si chiamano stelle tutti quegli amici che si prendono cura l'uno dell'altro e si augurano ogni bene, indipendentemente dalle circostanze.
Si chiamano stelle quei bambini che hanno purtroppo perso un loro caro troppo presto e si ritrovano ogni sera a guardare il cielo infinito alla ricerca della propria guida.
Si chiamano stelle tutti quei migranti pieni di speranze e sogni infranti, che attraversano le onde del mare placido o in tempesta, alla conquista di un “mondo fratello”.
Si chiamano stelle quegli atleti paralimpici che dimostrano in ogni loro gara che le competizioni senza ostacoli esistono e si devono costruire.
Si chiamano stelle tutti quei ragazzi che non riescono ad abbandonare la strada della dipendenza, del vizio e del rischio, finché nessuno fornisce loro una buona motivazione per farlo.
Si chiamano stelle quegli anziani che fanno ogni giorno memoria dei loro tempi andati, per portare esempi validi utili ad affrontare il presente.
Si chiamano stelle tutte quelle giovani donne vittime di violenza di genere che hanno perso motivazione e ottimismo, a causa delle molte percosse subite nel tentativo di raggiungere i propri obiettivi personali e professionali negati.
Si chiamano stelle quegli “alieni” che ogni giorno affrontano un viaggio spaziale alla ricerca di un mondo più sostenibile ed inclusivo.
Si chiamano stelle quei pochi scienziati politici che credono sia possibile raggiungere la pace e l’ordine nella società, se buoni leader governano le nazioni.
Si chiamano stelle tutti quei sognatori che si rivelano persone sagge e creative, proprietari di un cuore nobile e retto che lanciano con veemenza verso la legalità.
Si chiamano stelle quei professionisti (soprattutto del settore sociale) che vengono considerati da coloro che li circondano, come una guida o buoni consiglieri nei periodi di incertezze e necessità.
Molti di essi scelgono di essere anche compassionevoli, generosi e sensibili ai bisogni degli altri perché sanno di esistere per un tempo prestato.
Qual è il significato della notte di san Lorenzo ?
Prima dell’avvento del Sestante Nautico e della Bussola Magnetica di Bordo, gli uomini che guardavano le stelle con il cuore carico di desideri erano i marinai. Per loro, osservare le stelle era l’unico modo per orientarsi in mare durante la notte e, come è ovvio pensare, tanti soldati guardavano il cielo desiderando ardentemente di tornare a casa incolumi per riabbracciare la loro famiglia e rivedere la città in cui erano cresciuti. Secondo una storia non “cattolico-centrica” quindi, l’idea di abbinare le stelle ai desideri si è sviluppata proprio grazie all'abitudine dei marinai di orientarsi grazie alle stelle.
Altra versione a noi più consona, racconta che in passato alcune popolazioni indigene, pensavano che il destino degli uomini fosse scritto nelle stelle. Nel momento in cui un bambino nasceva, una stella veniva abbinata alla nuova vita: per cui se ad un certo punto la stella cadeva, l’evento avrebbe potuto determinare “un cambio del destino” di quella persona e nessuno avrebbe potuto influire sui risvolti del futuro.
Forse è per questo motivo che, oggi, chi vede una stella cadente ha il diritto di esprimere un desiderio per il proprio futuro. La speranza è che la "caduta" di quella stella possa dare la possibilità di cambiare il proprio destino e realizzare un sogno.
In questa ottica, secondo Trombetta, “de-siderare significherebbe spostare le stelle o alterare la posizione delle stelle, cioè cambiare il proprio destino”.
Alcuni scienziati (burloni o lungimiranti?), sicuramente ci proporrebbero oggi di provare a cambiare il destino delle comunità e della Terra emigrando su altri pianeti, dove avrebbero trovato in una galassia lontana, la prova della vita intelligente.
Ma a noi non piace un finale fatto di illusioni e lontane promesse (ormai avete imparato a conoscerci).
Vogliamo iperbolicamente immaginare, invece, un professionista che impari a studiare ed esaminare le mappe stellari, fatte di costellazioni e ammassi celesti simili, e che cerchi poi di disegnare con l’aiuto di altri esperti, un’immagine dell’ambiente e del pianeta nuova e rinnovata.
Come spiegato da alcuni sociologi, il fattore umano che attualmente contribuisce a determinare effetti negativi per le nazioni e le comunità, potrebbe rivelarsi difficile da correggere (in particolare per quanto attiene alle questioni sociopolitiche): ma questo elemento, forse, permetterebbe allo studioso-professionista di far comprendere (anche all'interno degli scranni del potere) che alcune emergenze (come il drammatico aumento della migrazione attraverso rotte pericolose, tanto per citarne una) è causato da conflitti e condizioni di vita difficili di poveri cittadini in cerca solo di legalità e uguaglianza.
Ed allora così come per il bimbo triste che guarda il cielo per cercare la stella più luminosa e parlare con chi non c’è più ...
il compito del social worker deve rimane quello di trasformare quella ricerca del “non visibile”, in un viaggio meraviglioso, piacevole e narrativamente efficace, grazie al quale – cambiando il punto di vista – non ci chiederemo più perché quel caro sia andato a vivere in cielo, ma comprenderemo come potremmo ritrovarlo ancora qui sulla Terra, attraverso gli esempi che ha lasciato.
Il nostro auspicio è che i nostri “utenti” possano non solo guardare le stelle cadenti, ma spossano toccare le stelle con le mani, cosicché tutti i desideri e le mete individuate nel profondo del cuore, diventino concreta realtà e trampolino per sviluppi migliori.
Per quanto riguarda i colleghi social workers, ci piace richiamare il “concetto di costellazione”.
Una costellazione è il risultato di una proiezione prospettica che induce a considerare come solido gruppo stellare, corpi celesti che in realtà sono anni luce distanti tra loro ma che brillano nella stessa zona della volta per formare un disegno perfetto.
Potremmo dire quindi, che una costellazione di stelle di solito evidenzia la straordinaria capacità di affrontare i problemi con spirito interdisciplinare, orientato alla facilità e all'intelligenza.
Molti potranno essere rispettati dai propri colleghi perché riescono a mantenere il self-control durante situazioni stressanti e difficili. Molti altri riusciranno ad essere riconosciuti per le riuscite scalate alle dirigenze.
Ma cosa resta ?
Se riusciremo a guardare oltre le stelle, mirando alla costellazione, miglioreremo ulteriormente non solo le capacità di risoluzione dei problemi, ma anche i risultati personali.
Riusciremo ad essere brillanti e nello stesso tempo sapremo rimanere gentili, generosi e radicati ai nostri principi professionali.
Invece di concentrarci solo sulla soluzione, dovremmo valutare anche le ramificazioni etiche delle nostre azioni: in questo modo riusciremo ad essere le stelle a cui i nostri “utenti” guarderanno, attraverso le nuvole, con ammirazione, speranza e rispetto.
Di questi tempi, non possiamo che augurare a chi vive nell'emergenza e nelle difficoltà, di incontrare una persona o un professionista che diventi stella polare, lo sostenga nel suo cammino e lo aiuti ad individuare le proprie risorse interiori, rimodulando il percorso fino al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Come sappiamo, del resto, le stelle che brillano di luce propria e che si percepiscono chiaramente solo nel cuore della notte, sono sempre circondate da altre stelle che hanno bisogno di uno sfondo scuro per essere visualizzate nel loro massimo splendore di galassie che si intersecano nel lavoro di rete.
Siamo tutti figli delle Stelle
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