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  • Immagine del redattoreNunzianna Di Tursi

Ruolo del Papà: quali i suoi compiti nel sistema famiglia e quali nella società ?

Aggiornamento: 13 giu 2022

"Il padre, che accompagna il figlio dalla nascita, è la solida colonna a cui poggiarsi per compiere i primi passi nel mondo, fino a comminarvi da soli. Un padre è la strada maestra da percorrere per l'indipendenza, perché i figli possano agire sicuri di sé nella società"- Ferraris


Non esiste figura sociale importante come quella del "papà", che abbia subito nel tempo così tanti adeguamenti storico-culturali !

Se ci chiedessimo "cosa fa di un uomo, un padre?", le risposte sarebbero svariate ed articolate. Lo definiamo "babbo, padre, papà" ed ognuno di questi vocaboli implica pensieri e riflessioni che descrivono la nostra storia personale, ma che riportano anche a riferimenti culturali specifici di ogni etnia.

In generale la parola "padre" impegna da sempre le discipline psico-pedagogiche e sociali, perché possiamo affermare con sicurezza che un papà è la colonna portante della società.

La figura del padre, infatti, è una costruzione sociale e la sua evoluzione nella storia, risulta un viaggio affascinante.

Se nell'antica Grecia il padre aveva il compito di amministrare la proprietà ed era punto di riferimento che deteneva il potere decisionale sul destino familiare e filiale; nell'antica Roma la sua autorità veniva sintetizzata nella figura del “pater familias” che deteneva la “patria potestas”. Il padre esercitava un diritto di possesso sui figli che era illimitato nel tempo e che non cessava neanche con la conquista della maggiore età dei ragazzi. Il padre romano aveva delle caratteristiche ben precise: doveva essere una figura forte, in grado di tramandare istruzione e doveri alla prole ed era definito un solido pilastro sia nel pubblico che nel privato. Con l’avvento del cristianesimo, però, la figura paterna si distanziava notevolmente dalle severità del padre romano: si delineava così il riconoscimento della funzione della famiglia e si approdava a nuovi vincoli familiari tipici della tradizione matriarcale. Dal padre-padrone si passava ad un padre affettuoso e misericordioso.


Con l’età moderna, il padre assume una funzione di sostentamento e il suo ruolo diviene principalmente pedagogico. Tuttavia, con l’affermarsi della società industriale, il ruolo del padre si trasforma in quello di semplice “provider”, cioè fornitore di risorse economiche e procacciatore di reddito. E' da questo momento che la figura genitoriale si incammina verso un lento declino che si concretizza in tre periodi di crisi: l’industrializzazione, le guerre mondiali e lo sviluppo di una cultura anti-autoritaria che ha di fatto riorganizzato il rapporto uomo-donna.


Se, dunque, nella società pre-industriale il padre svolgeva una funzione primariamente istituzionale (ed ancor prima, il patriarcato vedeva il padre come figura che doveva educare i figli alla legge ed avviarli a un mestiere); con l’avvento della società industriale e post-industriale si stabilisce la fine della famiglia patriarcale e l'instaurarsi di una famiglia democratica e nucleare.

Per vari studiosi, questa nuova famiglia è portatrice di una rivoluzione emotiva che sposta gli interessi e gli affetti al suo interno e si dedica soprattutto all'educazione dei figli e alla qualità della relazione coniugale.

Tuttavia la minaccia di questa innovazione, trova applicazione in un modello familiare estremamente modernizzato in cui il padre rischia di essere “il grande assente” della famiglia, a causa degli impegni di lavoro crescenti che lo distanziano spesso dai suoi compiti educativo-genitoriali.


Lo studioso Charmet parla di due fenomeni nuovi: una "paternalizzazione" della madre ed una "maternalizzazione" del padre.

Non esiste più il modello Ottocentesco di padre autoritario, ma si presenta una figura confusa e nuova, denominata “mammo” che instaura con i figli una presenza empatico-affettiva. Il "mammo" radica in sé aspetti emotivi più che normativi e mostra una maggiore capacità di ascolto e vicinanza. Questa indicazione ha spinto molti ricercatori a definire tale situazione come “paradosso del padre”, in considerazione dei comportamenti maschili dolci e amorevoli, tanto quanto quelli di una madre.


Alla luce del cambiamento contemporaneo la figura paterna sembra vivere un ulteriore momento di “crisi”.

Oggi, come dice Paglia, i papà sono fragili, sfumati, non hanno radici ed esempi. "Siamo immersi in un dubbio profondo riguardo al senso della paternità, alla sua importanza e alla sua specificità rispetto a quello della maternità". G. Cau continua dicendo che i padri lamentano una perdita della propria identità genitoriale, "si sentono come in un limbo in cui da una parte c'è la paura e il fantasma del ritorno del padre-padrone, e dall'altra, c'è un rifiuto della responsabilità normativa. La crisi del ruolo paterno si lega alla crisi del maschile, dovuta alla sempre maggiore richiesta di parificazione del femminile".

E purtroppo fino a qualche tempo fa, anche il sistema della Giustizia non ha giocato a favore dei papà: si veda l'esempio delle separazioni giudiziali dove, appunto, nella maggior parte dei casi, i figli venivano affidati alle madri, lasciando al padre soltanto l'onere economico, creando di fatto un discrimine nei loro confronti. A tal proposito dirimente è stata la L. 54/2006 (che per ovvie ragioni tratteremo in apposito articolo).


Essendo consapevoli che il valore profondo della funzione paterna è legato alla capacità di facilitare la separazione del figlio dalla madre, incitando il fanciullo alla fatica dell’indipendenza e dell’autonomia; come si può ricondurre la figura paterna su un congeniale percorso ?

Partendo dal presupposto che il padre contribuisce a fondare l'identità del figlio ed ha il compito di accompagnarlo nel mondo attraverso l'esempio, capiamo bene che il padre ha la funzione di bilanciare l'eccesso di cura e protezione fornito dalla madre. Come dice Romano, infatti, il compito di un papà "è fondato sull'incoraggiamento, sull'invito continuo a fronteggiare la prove della vita e ad adattarsi e accompagnare il figlio nella crescita, attraverso un rapporto sempre meno mediato con la realtà. Tale codice aiuta ad accettare e affrontare la frustrazione, l'incertezza e il differimento della gratificazione, a gestire il conflitto, le delusioni e la sofferenza che ne conseguono, consentendo gradualmente al figlio, di accettare questi ineludibili aspetti della condizione umana".


Quali indicazioni, dunque, per quei papà che non vogliono perdere la loro funzione essenziale per la sana crescita dei figli? Come un padre dovrebbe adeguarsi ed approcciarsi in modo innovativo ad un ruolo sociale assegnatogli tempo fa?

Un padre è chiamato a far appello alla propria disponibilità a crescere nel tempo come padre, modulando gradualmente la sua funzione in conformità ai nuovi bisogni educativi manifestati dai figli in particolare e dalla famiglia nel complesso (Pati). Il Padre deve assumere il ruolo di guida, deve divenire esempio per il figlio, erigendosi a mentore e può farlo soltanto costruendo creativamente la sua identità vicina alla relazione affettiva e decisa col figlio.

In altre parole,è nelle pratiche quotidiane che deve prendere forma il nuovo modello di paternità: la relazione di cura fra padre e figlio deve generare un clima di reciproca fiducia e rispetto, ideale per la crescita del figlio e l'affermazione del padre.

Quindi se, storicamente e culturalmente, al padre sono demandate le funzioni che concernono le regole, egli deve rispondere alla crisi sociale tramite la ricostruzione di una funzione che deve essere sì affettiva, ma deve basarsi su una "autorità supportata dalla cura".

Allora è bene che questi papà riprendano la loro dimensione non autoritaria, ma autorevole, così da contribuire alla costruzione identitaria dei propri figli, sostenendoli nella crescita capace di dirigere all'autonomia e all'autodeterminazione della persona.

Oggi più che mai i figli hanno bisogno di sentirsi protetti, sicuri e apprezzati oltre che amati. E se è vero che il padre incarna la Legge e dunque le regole necessarie che orientano alla crescita (con riferimento a quei si e a quei no che devono essere necessariamente pronunciati), è pur vero che queste leggi devono servire a costruire la giusta identità e la giusta dimensione della persona.

I figli non hanno bisogno di un padre supereroe e tanto meno di un "mammo": cercano un uomo che sappia dare senso alla vita. Hanno bisogno di una figura empatica ed assertiva, silenziosa ed autorevole, ma anche pronta da aiutare ed intervenire quando la situazione lo richiede; una figura che incoraggi a vivere le esperienze, ma che si mostri vicina utilizzando una sicurezza che è presenza.

La famiglia e la società hanno bisogno dei papà, come figure che devono guidare con la parola e devono formare attraverso la prossimità. Si ha bisogno di una paternità aperta all'accoglienza dei figli e che assicuri al figlio di diventare un adulto capace di agire responsabilmente.


Mollo ci dice che l'impegno paterno deve divenire essere. "Un figlio, infatti, può immaginare l'umanità, attraverso l'essere del padre, che rappresenta un uomo adulto che manifesta ed attesta capacità di ragionare, sentire ed attestare". Quindi se il padre è la figura che mostra la strada e apre al mondo extra-familiare, comprendiamo che la funzione paterna diventa indispensabile: "mentre la madre consegna le chiavi della vita, il padre consegna le chiavi della città". Se avere accanto un padre è fondamentale per lo sviluppo del figlio, è innegabile che la sua figura recuperi valore, divenendo un esempio degno di essere imitato dai figli. (Cau)


Per questo motivo la presenza paterna è richiesta oggi, non solo come faro a cui guardare nel momento in cui il figlio entra nella fase dell'adolescenza, ma anche come riferimento che deve iniziare a svolgere la sua competenza sin dalla gestazione. Un padre poi deve continuare ad essere presente nella vita del figlio per tutta la durata della vita, facendosi prossimo nelle esperienze quotidiane più importanti.

Alla luce di queste considerazioni, allora, assumono un enorme e bellissimo significato le parole di Recalcati:


"Ogni figlio dovrebbe sentirsi incluso nell'eredità del padre non tanto per ciò che avrebbe ricevuto ... ma per il riconoscimento simbolico che essa comporta, per l'importanza vitale di avere forte la percezione di una provenienza, di una appartenenza, di discendere dal padre".

Ci auguriamo che tutti i figli riescano a fare esperienza di questa figura fondamentale e possano assimilarla per darle non solo il giusto valore, ma per trasmetterla ai propri discendenti come unica ed imprescindibile.

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